Meg: "La realtà è orrenda? Fatevi un po' di Psychodelice"

Messi via i piercing e i pantaloni militari tasconati che erano la sua divisa militante ai tempi dei 99 Posse, Meg (al secolo Maria Di Donna) torna a colpire con un album nuovo di zecca, il suo secondo. Si intitola Psychodelice, con il singolo apripista Distante, e vede Meg nelle vesti fucsia, eteree e ricercate di una geisha combattente che fa di una voce duttile e dell'uso attento dell'elettronica la sua cifra di stile prediletta.

Meg, Psychodelice ha un'impronta più energica del primo album che era molto più rilassato. La segue da vicino l'ombra di Bjork, a cui spesso è stata accostata. Concorda?
"Essere accostata a Bjork è per me un grande complimento. Lei ha un cantato poderoso, emotivo, di grande personalità, in cui mi riconosco, ma tra di noi ci sono differenze enormi, non potrebbe essere che così. Quanto a Psychodelice, è molto più energico del precedente perché io sono diversa. Dopo anni di musica militante con i 99 Posse mi sono gustata il piacere di reinventare la mia immagine e lasciarmi cullare da sonorità più rilassate. Ora c'è il ritorno all'adrenalina, alla mia parte più estroversa".

Psychodelice è un titolo che omaggia alla psichedelia anni '60?
"No, piuttosto è un modo di considerare la musica come veicolo per in viaggio interiore e come una via di fuga da una realtà spesso orribile. Ciascuno si crea la sua: chi con le droghe, chi con il sesso o il cibo, io uso la musica. Tutte queste cose aprono mondi paralleli ma danno anche dipendenza. Tra tutte, la musica è la più potente e quella che ti lascia più libertà".

Dopo l'ondata di gruppi provenienti dai centri sociali, un certo tipo di musica di denuncia si è spento in Italia. E' la quiete che precede una nuova, salutare, tempesta?
"Dal mio punto di vista la musica di denuncia esiste ancora adesso. Con la loro ironia Elio e Le Storie Tese fanno il contropelo all'Italietta dei vizi e del malaffare. Un altro approccio che amo è quello rabbioso dei Linea 77".

I Subsonica descrivono la nostra realtà colpita da malattia terminale e prossima all'estinzione. Troppo duri?
"Svelare l'orrore sempre crescente dietro ad una finta normalità fatta di shopping e gadget tecnologici è una cosa da fare, eccome. Ben venga chi usa toni duri e scuri, come i Subsonica".

In Italia da un po' di tempo mancano musiciste femminili di grande personalità. Certo non si può dire che Carmen Consoli e Cristina Donà siano delle esordienti. Dove sono i nuovi talenti con un carattere artistico forte?
"Esistono ma le case discografiche non se ne accorgono. Basta fare un giro su MySpace per capire quante proposte interessanti ci siano. Il problema, per una giovane artista, è il dover fare tutto da sé. Registrare, produrre, trovare un ufficio stampa, una distribuzione per il proprio disco, un management che organizzi i concerti, riuscire a far programmare il singolo nelle radio che sono tutte dipendenti da quello che decidono pochi eletti, come Rtl o Radio Deejay, che impongono i loro gusti alle piccole emittenti. E' troppo, una fatica immane".

Come ci si risolleva dal disastro discografico che abbiamo di fronte agli occhi?
"Imparando ad organizzarsi da sé. Nei primi anni '90 i problemi erano gli stessi di ora. Bene, dai centri sociali abbiamo creato agenzie che pensassero ai concerti ed etichette discografiche indipendenti che facevano girare la nostra musica. Ci siamo sbattuti a suonare senza tregua e questo coraggio, questo impegno, alla fine hanno pagato".

Credit: Tiscali; Cristiano Sanna

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